La facilitazione è un’attività svolta con l’obiettivo di supportare e stimolare il dialogo tra persone coinvolte in un confronto o nella progettazione di interventi e iniziative sul territorio, nonchè aumentarne il coinvolgimento e la partecipazione.
Promuovendo l’ascolto attivo, la comprensione reciproca e l’analisi condivisa dei problemi, la facilitazione previene l’emergere di conflitti all’interno di un gruppo o di un’organizzazione. Attraverso questo metodo, la facilitazione guida i partecipanti verso una decisione consensuale.
Cos’è e come funziona il metodo del consenso
Il metodo del consenso è un processo decisionale volto a fare giungere ad una scelta condivisa tutte le persone interessate e coinvolte nel dibattito. Questo confronto mira a creare un terreno comune, valorizzando la soluzione emersa tramite il reale coinvolgimento collettivo, senza soddisfare esigenze individuali. Per permettere ciò, il dialogo deve essere basato su valori di inclusione, partecipazione, uguaglianza ed ascolto. Una decisione consensuale permette quindi di integrare al suo interno anche i bisogni espressi dalle minoranze, contrariamente a quanto avviene in un processo decisionale maggioritario. Nel Consensus Building, i partecipanti partono da posizioni distanti e, tramite passaggi strutturati, creano una soluzione innovativa che soddisfi gli interessi di tutti. Un processo decisionale consensuale efficace riesce a ottenere adesione e condivisione non perché la soluzione corrisponda esattamente alle necessità individuali, ma perché il processo, basato su un nuovo approccio relazionale, permette a ciascuno di sentirsi davvero ascoltato.
Il metodo del consenso è solitamente caratterizzato da una iniziale fase preparatoria, in cui le persone coinvolte nella decisione vengono informate sui temi del dibattio e sulla metodologia che verrà intrapresa per il processo decisionale. Seguono poi una fase assembleare vera e propria, in cui il gruppo giunge ad una decisione condivisa, ed una fase esecutiva, volta ad attuare la decisione presa.
Decisione consensuale: esempi storici
Se questo modello sta assumendo sempre più rilevanza nel periodo contemporaneo, le origini delle decisioni prese in maniera consensuale si possono rintracciare in vari momenti della storia dell’uomo.
Dalle tribù dell’America settentrionale, alle culture dell’America centrale, così come per popolazioni indigene africane, era prassi implementare processi decisionali consensuali. Tali proessi erano profondamente legati alle dimensioni spirituali e religiose delle comunità, caratterizzate da visioni dell’essere umano e sulla comunità fondate su principi di unione e cooperazione, anzichè di contrapposizione e sovrapposizione. Di conseguenza vi era una tendenza a sostituire forme di leadership formale con processi decisionali consensuali. Similmente, alcune comunità religiose occidentali, che identificavano nella concordia unanime del gruppo l’espressione della volontà divina, implementavano pratiche per raggiungere decisioni condivise.
Esempi contemporanei del metodo del consenso
Alcuni esempi contemporanei possono essere invece rintracciati nei movimenti sociali e anti autoritari e nelle organizzazioni attiviste americane sviluppatisi a partire dalla seconda metà del XX secolo. Infatti, a partire dagli anni ’60 si svilupparono strumenti per facilitare la presa di decisioni collettive e non gerarchiche, in linea con i principi della partecipazione democratica.
In Italia, il metodo del consenso arrivò intorno agli anni ‘80, in riferimento a lotte sociali condotte con metodo non violento. Da quel momento i processi decisionali consensuali sono stati promossi sempre più, in linea con l’affermarsi della cultura della non violenza.
Nello stesso periodo si consolidò anche la pratica in ambienti più istituzionalizzati, come nel modello polder olandese. A partire dagli anni ‘80-‘90 si avviò in Olanda una forma di cooperazione tripartita per la delineazione di politiche economiche e sociali: le organizzazioni dei datori di lavoro e i sindacati dei lavoratori partecipano al Consiglio economico-sociale per discutere di questioni lavorative, nel tentativo di disinnescare conflitti sociali.
Il Consensus Building oggi
Con l’inizio del nuovo millennio, è aumentata la consapevolezza del valore delle decisioni consensuali. Di pari passo, si è sempre più affermato l’uso di metodologie partecipative e della facilitazione nei processi decisionali, sia a livello locale e comunitario che istituzionale, in linea con il riconoscimento dell’importanza di una gestione trasparente e partecipata del potere. Pratiche di Consensus Building possono essere applicate all’interno di gruppi di lavoro e per la realizzazione di progetti, siano essi di impresa, promossi dal terzo settore, o istituzionali. A livello cittadinio, ad esempio, questi processi possono essere implementati per la definizione di piani di sviluppo territoriale o di riqualificazione urbana. Questo metodo deliberativo non intende però sostituire la democrazia rappresentativa, ma integrarla, aiutando a raggiungere soluzioni migliori.
Applicare il metodo del Consenso
A ostacolare l’implementazione di pratiche di ricerca del consenso sono però vari fattori. Raggiungere un consenso in un gruppo richiede tempo e risorse, e questo può rappresentare una sfida significativa, soprattutto in contesti dove le decisioni devono essere prese rapidamente. I facilitatori devono essere pronti a gestire le aspettative dei partecipanti riguardo ai tempi, chiarendo che il processo deliberativo richiede un impegno prolungato e una paziente negoziazione. È fondamentale che tutti comprendano che un consenso autentico non può essere forzato, ma deve emergere attraverso un dialogo approfondito.
In aggiunta, in situazioni in cui ci sono forti conflitti di interesse, il ruolo del facilitatore diventa cruciale. È essenziale che i facilitatori siano abili nel mediare tra posizioni opposte e nel trovare un terreno comune. La loro capacità di identificare le esigenze fondamentali di ciascuna parte gioca un ruolo determinante nel facilitare un consenso duraturo. Questo richiede un’analisi attenta delle dinamiche di gruppo e una comprensione profonda delle motivazioni individuali.
Per svolgere efficacemente il ruolo di facilitatore, sono quindi necessarie competenze specifiche, tra cui l’ascolto attivo e l’empatia. Queste abilità consentono ai facilitatori di assicurarsi che tutti i partecipanti si sentano compresi e rispettati.
In tale ambito la facilitazione e FacilitAmbiente vengono ingaggiati come strumenti strategici per la conduzione del processo decisionale, con lo scopo di creare rapporti di fiducia e collaborativi ed ottenere una decisione condivisa dai soggetti coinvolti, garantendo armonia all’interno della comunità.
Bibliografia
- https://www.aadp.it/index.php?option=com_content&view=article&id=177:processo-decisionale-metodo-del-consenso-e-facilitazione-roberto-tecchio&catid=92:approfondimenti-sulla-nonviolenza&Itemid=80
- https://www.pacedifesa.org/wp-content/uploads/2020/11/Quaderno-n.1-2020-R.Tecchio.pdf
- https://rhizomenetwork.wordpress.com/2011/06/18/a-brief-history-of-consenus-decision-making/
- https://rhizomenetwork.wordpress.com/2011/09/22/a-brief-history-of-consensus-decision-making-part-2/