Facilita 2025: il valore dell’intelligenza artificiale per la facilitazione

Facilita 2025: il valore dell’intelligenza artificiale per la facilitazione

 9° Edizione di FACILITA

FacilitAmbiente ha partecipato a Facilita 2025, l’appuntamento annuale di chi si occupa di facilitazione in Italia. L’evento è stato organizzato in collaborazione con il Chapter italiano della IAF – Associazione Internazionale Facilitatori. L’edizione di quest’anno si è concentrata sull’impatto crescente dell’intelligenza artificiale nella nostra vita e, in particolare, nel mondo della facilitazione. Il dibattito ha toccato diverse questioni, dalle sue applicazioni ai relativi aspetti etici. Una delle principali riguarda il ruolo che l’AI avrà nella progettazione e gestione di workshop e iniziative, nonchè l’uso dell’AI nel reporting e nell’analisi dei processi facilitati, e le implicazioni che questo strumento porta nei percorsi facilitati. Durante l’evento si è soprattutto indagato cosa l’AI potrà fare meglio di un facilitatore e cosa invece sarà insostituibile dell’interazione umana.

Per vagliare al meglio la questione, durante l’evento sono state sperimentate diverse piattaforme di AI per la facilitazione, oltre che l’uso di tecniche facilitative. Sono state esplorate sia le potenzialità che i limiti di queste tecnologie: da un lato, infatti, l’AI può supportare l’organizzazione e l’analisi dei dati. Dall’altro, emergono questioni cruciali, come la possibile perdita di spontaneità e creatività delle interazioni umane, durante processi facilitati guidati unicamente dall’AI, basata su logiche predefinite.

   

Strumenti AI per la Facilitazione: facilitare il dialogo o trovare soluzioni?

Gli strumenti digitali vengono sempre più utilizzati nella facilitazione, come accennato in precedentemente , e molti di essi si appoggiano ormai all’AI.Alcune piattaforme guidano il confronto tra i partecipanti, accompagnandoli passo dopo passo nel percorso dialogico, mentre altre adottano un approccio più orientato alla sintesi. Un esempio è l’Habermas Machine di Google DeepMind.

Il nome richiama il filosofo tedesco contemporaneo Jürgen Habermas. Habermas ha analizzato il legame tra democrazia e sviluppo della sfera pubblica, intesa come un luogo di confronto aperto e razionale tra i cittadini su temi di interesse collettivo. Il filosofo concepiva la sfera pubblica come un potere generativo: attraverso il confronto dialogico tra individui, il pensiero poteva evolvere verso nuove soluzioni condivise.

Tuttavia, l’Habermas Machine si distacca da questo processo. Lo strumento analizza le opinioni dei partecipanti e genera una sintesi che riflette le aree di accordo potenziale. Il digitale, però, essendo orientato all’efficienza realizzativa, rischia di saltare la fase del confronto e della comprensione tra i partecipanti. Questi elementi sono fondamentali per costruire una scelta co-progettata e realmente condivisa, non solo accettabile da tutti (1,2).

La facilitazione sostiene quanto teorizzato dal filosofo tedesco: l’obiettivo del processo non è semplicemente raggiungere una soluzione accettabile per tutti, ma favorire la comprensione reciproca e costruire insieme una soluzione condivisa. Un buon facilitatore non “insegna” soluzioni, ma crea le condizioni ideali per stimolare l’intelligenza collettiva. Il valore della dissonanza, delle opinioni contrastanti e della pluralità di voci non è un ostacolo, ma un’opportunità per generare una nuova armonia.

Strumenti AI per la Facilitazione: i limiti dell’AI nella facilitazione

Inoltre, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella facilitazione pone ulteriori problematiche. Oltre al fatto che non tutte le piattaforme favoriscono un effettivo confronto, un ulteriore elemento che manca in questi percorsi, quando gestiti tramite IA, è l’intelligenza emotiva. Un algoritmo può elaborare dati, riconoscere pattern e proporre sintesi, ma non può cogliere la componente emotiva sottostante certe parole e concetti, né interpretare espressioni e movimenti. La comprensione reciproca non si basa solo sulle parole scambiate, ma anche su dinamiche relazionali che si sviluppano attraverso empatia e fiducia. L’IA, per sua natura, non comprende né prova emozioni: riducendole a correlazioni numeriche, rischia di produrre sintesi che appaiono neutrali, ma che in realtà semplificano eccessivamente il dibattito.

Inoltre, la gestione dei dati solleva questioni cruciali: le informazioni utilizzate per “addestrare” questi sistemi non sono mai pienamente neutrali. Se i dati di partenza riflettono bias sociali o provengono da un campione limitato di utenti, l’algoritmo tenderà a riprodurre e amplificare tali squilibri, influenzando il risultato senza un reale confronto. Questo aspetto, unito alle implicazioni sulla privacy e sul controllo delle informazioni, evidenzia le dinamiche di potere insite nell’uso dell’IA nei processi decisionali.

Per questo, la facilitazione non può ridursi a un’elaborazione automatizzata: il valore del processo sta nell’interazione umana, nella comprensione reciproca e nella possibilità di dare voce a prospettive che un algoritmo, per sua natura, potrebbe non riconoscere né valorizzare.

Il passaggio di consegne nel Chapter italiano della IAF

Facilita 2025 è stata anche l’occasione per celebrare un importante passaggio di consegne all’interno del Chapter italiano della IAF. Giacomo Petitti di Roreto e Sara Tremi Proietti hanno ceduto il testimone a Rachel Malek e Stefano di Maria, segnando una nuova fase per la comunità dei facilitatori italiani. Questo cambiamento rappresenta un’opportunità per consolidare il lavoro fatto finora e per esplorare nuove direzioni, sempre con lo spirito di apertura e sperimentazione che contraddistingue Facilita.

Conclusioni

In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale avanza rapidamente, il ruolo della facilitazione si rivela sempre più essenziale per valorizzare il contributo umano, creando spazi di ascolto e co-creazione. La sfida non è resistere al cambiamento, ma trovare un equilibrio tra tecnologia e umanità, tra efficienza e creatività. La presenza di strumenti AI nella nostra società continuerà a crescere, e sta a noi saperne cogliere le opportunità, utilizzandoli come alleati piuttosto che come sostituti della dimensione umana. Quindi, se l’AI può supportare alcuni aspetti tecnici della facilitazione, resta il bisogno di componenti umane capaci di cogliere l’unicità delle persone e delle situazioni. Ed è proprio in questa tensione tra logica e creatività che la facilitazione troverà il suo futuro.

   

 

1.https://www.micromega.net/habermas-machine

2.https://www.corriere.it/opinioni/25_febbraio_05/una-macchina-per-comporre-i-conflitti-9823a121-415d-4110-853f-9a08d3a62xlk.shtml